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RECENSIONI
"Mezzo soprano e mezza angelo del cielo. Una voce duttile, versatile, che si appoggia sulle note, scanzonata, con brio e subito dopo rompe il ritmo adagiandosi sulla melodia più malinconica. Dovete sentirla la sua versione di September Song di Kurt Weill, mette i brividi. Così come Over the rainbow, uno dei grandi classici dell’ottimismo, musica di Arlzen, e parole di speranza: 'Da qualche parte sopra l’arcobaleno i cieli sono blu e i sogni che hai il coraggio di sognare diventano veri'. Ad ascoltarla c’è da crederle. E’ potere puro, la sua voce. Coinvolge".
Lidia Ravera, Per me

"Con quegli occhi azzurri e dolci, lo sguardo soffice, il viso bello e tondo, potrebbe eanche essere un peperino di donna e nascondere crudeli propositi che nessuno se ne accorgerebbe. Fosse una voce pop le basterebbe buttarla sul sexy per fare colpo. Invece Lucia Minetti è il tipo di cantante impegnata, scevra da ogni frivolezza, stile Juliette Gréco. E’ la nostra Ute Lemper".
Anna Bandettini, Repubblica
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INTERVISTE
Repubblica di ANNA BANDETTINI – Spettacoli nazionale (stralcio dell’articolo)
prime donne: Lucia Minetti – I misteriosi occhi azzurri della ragazza del fado
Con quegli occhi azzurri e dolci, lo sguardo soffice, il viso bello e tondo, potrebbe anche nascondere crudeli propositi che nessuno se ne accorgerebbe. Fosse una voce pop, poi, le basterebbe buttarla sul sexy per fare colpo. Invece veste abiti semplici e lineari  e canta solo gli autori che vale la pena chiamare così. Lucia Minetti è la nostra Ute Lemper, il tipo di cantante impegnata stile Juliette Greco. Dicono di lei: “è la migliore nuova interprete della canzone d’ autore”. Seconda figlia di una  famiglia di intellettuali della Torino “buona” e illuminata con un colpo di genio anziché ripercorrere la strada dei suoi (filologo  il padre, editor la madre, assistente sociale con due lauree la sorella) da bambina decide di fare la cantante. Così, ai tempi faciloni che ci sono, al clima svampito del mondo dello spettacolo, oppone un professionismo severo e una disciplina sabauda. “Studio tutti i giorni e  per tenermi in allenamento, corro. Quando ero ragazzina siccome andavo bene negli 800 metri su pista, pensavo di fare davvero l’ atleta. Mi è rimasta quella manìa. Adesso che abito a Milano mi manca il fiume che avevo a Torino, ma vado al parco. Il risultato assicura incide sul controllo vocale. Si direbbe anche sul suo aspetto.
Come se la cava in un mondo di maschi come quello della musica jazz?
I miei colleghi uomini? Sono miracolosamente rispettosi e galanti. E poi nel jazz come nella musica d’ autore ci sono regole chiare: devi dimostrare di essere lì perché ci sai fare, non perché sei carina”.
Dura?
“No, al contrario. Sono una entusiasta, piena di energia non una dura. Sento che le cose le devi conquistare e dunque sono tenace. Soprattutto, sono convinta che il fascino di una persona è il bagaglio che si porta dietro, non due occhi azzurri. E’ i libri che leggi, gli interessi che hai, la saggezza che coltivi. E’ così che si diventa belle. Ma la strada è lunga”.
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